Uno dei maggiori esperti mondiali di stress, Robert Sapolsky, sostiene che noi esseri umani abbiamo inventato la sofferenza avventizia, ovvero quella condizione attraverso la quale, a causa della mancata accettazione della realtà che stiamo vivendo in quel momento e della proliferazione mentale connessa all'avversione nei confronti di questa realtà, soffriamo in eccesso rispetto a quanto sarebbe realmente necessario. Più precisamente, lo scienziato descrive in questo modo il concetto in questione: la sofferenza avventizia è la nostra “ capacità di provare dolore e sofferenza per ciò che è stato, per ciò che è, per ciò che sarà, per ciò che potrebbe essere o per ciò di cui fa esperienza qualcun altro”. L'autore sostiene che purtroppo la ragione per cui soffriamo di così tante patologie legate allo stress è che siamo così intelligenti da inventare lo stress psicologico!

Quando il nostro corpo deve fronteggiare uno stress attiverà tutta una serie di risorse finalizzate a garantirci la sopravvivenza e in primo luogo avrà bisogno di energia. Per esempio, se fossimo una zebra che sta scappando da un leone, avremmo bisogno di dirottare tutte le nostre energie verso i muscoli il più velocemente possibile e questo implicherebbe un aumento della pressione sanguigna e della frequenza del battito cardiaco e tale processo dovrebbe avvenire il più rapidamente possibile perché farlo in tre secondi, anziché in due, potrebbe costarci la vita.

Robert Sapolsky descrive così bene questo processo che vale la pena citare le sue parole: "Inoltre è altrettanto logico che interrompiate ogni progetto a lungo termine nel corpo. Non c'è tempo per dedicarsi a rigenerare le cellule del fegato. Mentre correte per salvarvi la vita e il leone è a un passo dietro di voi, non è un buon momento per ovulare. Sotto stress bloccate la digestione, la crescita e la rigenerazione del vostro corpo. Fermate la riproduzione e il sistema immunitario. Potrete fare queste cose più tardi, se sarete ancora vivi. Tutto ciò è meraviglioso per una zebra che corre per salvarsi la vita, perché è un modo per il suo corpo di affrontare la paura e il dolore. Ma il vostro corpo fa esattamente la stessa cosa per giorni e mesi e anni a causa della sofferenza psicologica. Se siete sempre impegnati a mobilitare energia, il vostro corpo non riesce ad accumularla. I vostri muscoli diventano deboli ed è più probabile che vi ammaliate di diabete. Se la vostra pressione aumenta mentre state scappando da un leone questa è una cosa buona, ma se il traffico vi causa un aumento di pressione e questo accade abbastanza spesso, avrete malattie cardiache e i vostri vasi sanguigni saranno danneggiati dall'arteriosclerosi. Se il vostro sistema digerente si chiude costantemente, sarete esposti ad un maggior rischio di ulcera o colite.....”

Stress adattivo e stress patologico

Se l'organismo si trova sotto stress per un breve periodo di tempo, al fine di superare una sfida che incontra durante il percorso, questo processo diventa uno stress adattivo, finalizzato a ritrovare un nuovo equilibrio, ma se perdura nel tempo, ci troviamo di fronte ad uno stress patologico in cui gioca un grande ruolo la nostra visione del mondo.

Molto spesso rischiamo di dimorare a lungo in uno stato di stress cronico perché non riusciamo ad individuare delle strategie di soluzione del problema che siano efficaci e questo generalmente accade perché vogliamo ridurre quanto prima il grado d'incertezza che la vita ci propone: abbiamo un atteggiamento avversativo e respingente verso la richiesta di cambiamento che la realtà ci sta chiedendo, perché cominciamo a preoccuparci per quello che è stato, per quello che è e per quello che sarà ancora prima che le cose accadano e tutta questa mobilitazione mentale genera un grande dispendio energetico, sicché rimane poca energia per produrre una risposta efficace e risolutiva.

Questa stanchezza innesca in noi demotivazione e rassegnazione e allora cerchiamo di riciclare vecchi repertori comportamentali, che magari hanno funzionato in passato, ma che probabilmente non funzionano anche nel presente o non sono idonei per quel problema specifico che ci troviamo ad affrontare in quel dato momento, pertanto continuiamo a imboccare strade poco promettenti.

Un animale sotto stress ha bisogno di ricreare condizioni di sicurezza per poter tornare ad esser tranquillo e ripristinare le normali funzioni dell'organismo, con regolarità e stabilità. I fattori che più di tutti condizionano la nostra scelta di percorrere strategie già testate in passato, sono soprattutto il nostro bisogno di controllo sulla situazioneche si profila davanti ai nostri occhi e l'aspettativa che se perseguiamo un certo di tipo di comportamento, otterremo determinati risultati.

In realtà se la mancanza di controllo avviene in un contesto che percepiamo come sicuro e protetto, può essere molto stimolante per noi perché quell'incertezza nell'ottenimento di un risultato desiderato corrisponde ad un massiccio rilascio di dopamina nel cervello e allora l'aspettativa di raggiungere un successo o di ottenere un premio diventa un piacere: sembra infatti che l'attesa e l'aspettativa di arrivare ad un traguardo siano più gratificanti che trovarsi al punto d'arrivo perché l'idea del “forse” sembra più stimolante del “certo” per noi esseri umani.

Se invece la mancanza di controllo si verifica in un ambiente vissuto come ostile e minaccioso, diventa invece una grande fonte di stress che può trasformarsi facilmente in stress patologico.

La Mindfulness ci insegna a gestire questo tipo di difficoltà e a ricreare un ambiente interno sicuro e affidabile in cui sia presente autoregolazione emotiva grazie all'aumentata capacità di sintonizzarci meglio e prima con noi stessi e con gli altri, a ristabilire un senso di prossimità e vicinanza con quella parte di noi consapevole e responsiva che si conosce, che sa individuare le proprie esigenze e i percorsi per soddisfarle e proprio per queste abilità ci rende più sicuri e equilibrati.

L'allenamento alla focalizzazione e a dirigere l'attenzione in modo intenzionale che la meditazione di consapevolezza promuove, permette al nostro cervello di funzionare in modo sincronizzato e integrato, generando risposte più lucide, appropriate e pertinenti al contesto che stiamo incontrando in quel momento e di conseguenza crea più equilibrio nel nostro modo di rapportarci a noi stessi e al mondo. Ci sentiamo meno vulnerabili e nutriamo più fiducia nelle nostre risorse interiori per affrontare qualsiasi cosa si presenti sulla nostra strada, semplicemente perché impariamo a conoscerle e ad usarle.