Le ricerche delle neuroscienze contemplative e della medicina integrativa sono sempre più interessate a comprendere cosa succeda nel cervello durante le pratiche di meditazione di consapevolezza o Mindfulness. Nel 1987 alcune menti eccelse del nostro secolo come il Dalai Lama, il neuroscienziato Francisco Varela e l'imprenditore Adam Engle fondarono il Mind and Life Institute allo scopo di favorire l'incontro e il dialogo tra neuroscienze, filosofia, tradizioni meditative e scienze sociali. Nel corso degli anni questa istituzione ha dato vita ad una comunità di studiosi e scienziati di fama mondiale che si sono confrontati su svariati temi apportando un grandissimo contributo alla ricerca, uno di questi temi è proprio il seguente: come funziona il nostro cervello quando entra in uno stato di coscienza meditativo.

Quando la mente e il corpo entrano in uno stato meditativo, nel nostro cervello si verificano tutta una serie di fenomeni che promuovono la sincronizzazione e l'integrazione nel funzionamento di alcune fasce di neuroni dislocate in diverse parti della nostra corteccia. Questi gruppi di cellule neuronali cooperano tra loro per trasmettersi al meglio le informazioni e mettere l'organismo nella condizione di produrre risposte congrue e pertinenti.

Il nostro cervello ha un'organizzazione complessa perché è caratterizzato da una serie di sistemi che interagiscono tra loro anche se non sono collocati vicini tra loro. Questo significa che si creano dei domini di abilità percettive, cognitive, emozionali, sociali che non hanno sede in un unico punto ma che derivano da un'attività congiunta dei neuroni che comunicano tra loro da zone diverse del nostro cervello. Questa organizzazione distribuita fa in modo che un oggetto è rappresentato nel cervello da molte migliaia di neuroni che si attivano nello stesso momento anche se ripartiti in aree differenti.

Infatti il sistema visivo, per esempio, interessa almeno trenta aree differenti nella corteccia cerebrale che processano contenuti diversi, sicché se noi osserviamo un oggetto, ci saranno dei neuroni che ne rileveranno la consistenza, altri il colore, altri ancora la forma, l'emozione suscitata in noi, la memoria evocata...e i segnali emessi da queste cellule neuronali non arriveranno da un unico punto del nostro cervello, ma da zone distanti tra loro. Proprio per questo motivo diventa fondamentale che questi raggruppamenti di neuroni riescano a comunicare tra loro nel modo più funzionale e fluido possibile e questo diventa realizzabile proprio grazie alla loro attività sincrona.

Infatti a livello neuronale si crea una precisa sincronizzazione temporale dell'attività oscillatoria dei neuroni che si aggira intorno ai quaranta hertz, ovvero le frequenze gamma. Gli studi di Wolf Singer, già dal 1993, dimostrano che quando il cervello è attivato appropriatamente, sono visibili scariche raggruppate di neuroni che obbediscono ad uno schema oscillatorio di onde gamma. L'attività sincronizzata del nostro cervello equivale a processare e selezionare meglio, più rapidamente e più efficacemente le risposte e permette ai neuroni di comunicare più agevolmente tra loro rispetto ad un'attività scoordinata.

Gli studi di Singer (1999) hanno infatti dimostrato che il cervello lavora in modo sincrono per focalizzare l'attenzione su specifici input rendendoli più importanti e rilevanti. Noi esseri umani attiviamo questa forma d'integrazione e coordinamento tra gruppi di neuroni ogni volta che chiudiamo gli occhi e immaginiamo qualcosa e ogni volta che il cervello è in uno stato di grande attenzione ed è per questo motivo che la meditazione di consapevolezza, che prevede un grande livello di attenzione sostenuta e focalizzazione, promuove la coordinazione, l'integrazione e la sincronizzazione dell'attività neuronale distribuita, di conseguenza, non solo la Mindfulness ci allena a sintonizzarci sempre meglio con noi stessi e con gli altri, ma si ipotizza che promuova un'attività cerebrale che rende le nostre risposte agli stimoli del nostro mondo interno ed esterno sempre più pertinenti e congrue.

Dagli studi id Richard Davidson sull'autoregolazione emotiva, emerge che nei meditanti esperti, la meditazione è associata a rilevanti incrementi dei segnali elettrici espressi in onde gamma nella corteccia prefrontale, area che ricopre un grande ruolo nella regolazione delle emozioni e inoltre si riscontra un aumento della sincronia tra corteccia prefrontale e altre regioni del cervello. Dai numerosi studi emerge chiaramente che la meditazione di consapevolezza promuove e consolida le funzioni integrative del cervello, qualità che si traducono concretamente in una maggior salute dell'organismo nella sua globalità, in un più stabile equilibrio psicofisico e una maggiore abilità nel fronteggiare lo stress.