Nella pratica della Mindfulness è fondamentale coltivare un certo tipo di attitudini che hanno lo scopo di ispirare il nostro modo di leggere e vivere la quotidianità. Queste possono essere allenate durante la meditazione di consapevolezza ed esercitate nella vita di tutti i giorni. Per l'importanza che rivestono nell'ambito del pensiero mindfulness, vengono chiamate anche “i sette pilastri” , descritti qui di seguito.

 

1) L' Attitudine non giudicante

“Colui che vince un altro è potente, colui che vince se stesso è superiore”
Chuang Tzu

Questo atteggiamento nei confronti della realtà coltiva la nostra capacità di incontrare il nostro mondo interno ed esterno assumendo la posizione di un testimone silenzioso e imparziale. L'osservazione vigile e l'apertura verso l'esperienza ci permettono di accogliere i fenomeni senza farci influenzare da schemi, preconcetti, paure che possano portarci ad alterare e forzare il naturale flusso degli eventi. Nel momento in cui ci rendiamo conto del vocio ostinato della nostra mente che ci spinge a rifiutare, dividere ed espellere inconsapevolmente quelle parti di mondo che reputiamo ostili, diventiamo più consapevoli del nostro stato attuale, sia fisico che mentale, e cominciamo ad alimentare un'ottica più inclusiva e integrazionista che è alla base del benessere.

Spesso, nel nostro modo di relazionarci all'altro, tendiamo a giudicare la persona che abbiamo davanti, ciò che fa, come lo fa ma se, attraverso le pratiche di consapevolezza, impariamo a captare le nostre motivazioni, le nostre paure, le nostre intenzioni rispetto a quella interazione, ci concediamo la possibilità di vivere una relazione più sana a e consapevole. Allora riusciamo ad intercettare i fattori che influenzano il contatto con l'altro in quel momento: il nostro bisogno di avere il sopravvento, di dimostrare qualcosa all'altra persona, oppure il nostro senso di inadeguatezza, il fastidio o il piacere dello stare in contatto con l'altro....Sospendere il giudizio verso se stessi e gli altri ci prepara ad entrare in connessione con l’esperienza in modo più autentico e pieno.


2) La Coltivazione della pazienza

“Rallenta, e ciò che stai inseguendo si avvicinerà e ti prenderà”
Proverbio Zen

Gli eventi hanno un corso naturale soggetto ai propri ritmi e rispettare questa qualità della vita è centrale nella pratica di consapevolezza basata sulla Mindfulness. La pazienza va esercitata non solo verso gli altri ma anche e soprattutto verso se stessi. Nel rapporto con noi stessi: la pazienza di ascoltarci e far emergere le nostre più autentiche esigenze, la pazienza di riconoscere ed entrare in contatto con eventi della nostra vita e della nostra storia in cui ci siamo sentiti a disagio e la pazienza di stare con quelle sensazioni di scomodità. Nel rapporto con l'altro: la pazienza di mantenere uno stato recettivo e aperto a quello che le persone cercano di comunicarci e questo è possibile se si aspetta, senza fretta e senza anticipare i tempi, che l’altro faccia la sua mossa.

Restare nel presente del contatto e rispondere in modo estemporaneo, non pianificato, consentirà di partecipare allo scorrere della vita in modo fluido e genuino. Nutrire uno stato di presenza e attenzione ci permette di interagire con il mondo attenendoci a ciò che succede nel qui e ora, senza ricorrere a prefigurazioni o anticipazioni che rischiano di portarci fuori strada. Interiorizzare i valori della pazienza e della lentezza spesso rappresenta un atteggiamento in controtendenza rispetto ad una mentalità più propriamente occidentale. La cultura dominante purtroppo tende spesso alla frenesia e a direzionare l'attenzione su più bersagli contemporaneamente per raccogliere quanto più possibile con il minimo sforzo. Quando ci avviciniamo alla pratica di consapevolezza Mindfulness, incontriamo inevitabilmente la difficoltà di dovere apprendere a usare degli strumenti fisici e mentali che generalmente non alleniamo e l'impatto con questa nostra incapacità a volte genera quella stessa impazienza che stiamo cercando di arginare e che stiamo imparando a conoscere. Ma proprio questa condizione di conflitto nutre la nostra abilità di soggiornare nella nostra impazienza e presunzione.


3) La Mente del principiante

“Il pargolo tutto il giorno vagisce eppure la sua gola non diviene fioca; è la perfezione dell'armonia; tutto il giorno stringe i pugni senza che la sua mano nulla tenga; tutto il giorno guarda senza che suoi occhi si offuschino. Cammina senza sapere dove va, s'arresta senza sapere ciò che fa.”
Chuang Tzu

Dal momento che, come postula il Taoismo, la realtà è in continuo mutamento, ogni esperienza non può essere mai uguale a quella precedente e per questo motivo mantenere un’attenzione consapevole nel presente ci aiuterà a cogliere l’unicità e la pienezza di quello che incontriamo e in cui siamo immersi.
Se cediamo all’illusione di sentirci esperti e navigati, perdiamo il contatto con l’essenza della realtà interna ed esterna e rischiamo di adottare i soliti schemi di lettura, di comportamento che appartengono al nostro repertorio ormai noto, stabile e più facilmente reperibile per noi. Ciò che viene messo in gioco, in questa modalità di percepire la realtà, è una consapevolezza pura e nuda dell’oggetto, ancora prima di afferrarlo con la mente, lo viviamo interamente, senza oggettivarlo e definirlo a priori: lo sentiamo come fosse la prima volta, stiamo insieme all’oggetto e allora possiamo stupirci, sorprenderci ed evolvere.
Non a caso l’ideogramma giapponese per indicare il concetto di Mindfulness è composto di due figure che interagiscono tra loro: una rappresenta la mente e l’altra il cuore affinché coesistano in un unico istante. Per accrescere il sentire bisogna allenare questo tipo di sensibilità a cogliere l'interezza della realtà che ci circonda , sensibilità attraverso la quale tutto il corpo diventa un sensore raffinato e recettivo verso tutti gli elementi dell’esperienza: mondo interno e ambiente esterno.


4) Il Non cercare risultati

“A una mente che è quieta si arrende l’intero universo”
Chuang tzu

Questa attitudine, più delle altre, è legata al concetto taoista di Wu Wei ovvero “non azione”. Questo principio suggerisce una spontanea tendenza a seguire il flusso della realtà senza interromperlo o manipolarlo, non fare nulla che non sia secondo natura. Ciò implica di conseguenza una costante attenzione al mondo circostante per evitare d’interferire con il manifestarsi spontaneo della natura ed è lo stesso principio in base al quale, durante le pratiche di consapevolezza presenti nella Mindifulness, noi ci esercitiamo ad incontrare l’esperienza così com’è, senza modificare o alterare ciò che osserviamo, privi di scopi particolari, se non quello di restare nel momento presente ad osservare senza attaccamento o avversione, o consapevoli di queste due trappole, quanto si dispiega davanti a noi, perché il modo migliore per ottenere risultati è quello di non cercare risultati.


5) L' Accettazione

“Non è vera pace quella che può essere disturbata dalla paura. Non è stata la paura a distruggere la tua pace, ma tu a distruggere la pace della tua paura”.
Jeff Foster

L’accettazione è considerata come un processo attivo che implica rispetto per la nostra esperienza della realtà. Nell’ottica taoista ogni polarità ha la sua funzione e la sua dignità e il nostro libero fluire tra queste è possibile solamente se accettiamo consapevolmente ciò che accade surfando sulla realtà per come questa si srotola davanti a noi: e allora se accettiamo la paura e ne rispettiamo il suo presentarsi a noi, questa non avrà bisogno di scontrarsi con la pace per ottenere un riconoscimento.

Le nostre emozioni, anche quelle più sgradevoli, cercano solo una patria in cui abitare e l’accettazione permette loro di avere finalmente una dimora. Ogni manifestazione della realtà ha una ragion d’essere e comprendere l’ineluttabiltà di ogni sua emanazione ci permette di entrare in contatto con essa in modo costruttivo ed evolutivo.

Se cerchiamo di forzare le situazioni ad essere come noi vorremmo, creiamo tensioni che generano squilibri e sofferenza. Nel momento in cui noi non accettiamo il presente, ci priviamo dell’opportunità di entrare in contatto con le nostre esigenze e con il mondo circostante perché la nostra mente è imprigionata nelle stanze del desiderio a pensare a come dovrebbe essere diverso ciò che abbiamo davanti ai nostri occhi. E se la mente è chiusa e presa nella morsa della ruminazione mentale, si blocca la recettività, la creatività, l’ascolto, la connessione.


6) La Fiducia

“Momento dopo momento la nostra pratica è come una scelta, un bivio sulla strada dove possiamo scegliere se andare da una parte o dall’altra. La scelta è sempre, momento dopo momento, tra il nostro bel mondo che abbiamo costruito nelle nostre menti e ciò che è veramente”.
Charlotte Joko Beck

La fiducia che la realtà che incontriamo sia esattamente come deve essere e non potrebbe essere altrimenti, rappresenta un grande atto di umiltà, accettazione e rispetto per se stessi e per gli altri. Il concetto di fiducia ci mette anche in contatto con il riconoscimento dei propri limiti e l’attenzione alle nostre scelte. Più noi impariamo ad avere fiducia nelle nostre scelte, come atto di responsabilità ma anche di responsività nei confronti delle nostre esigenze, più riusciremo a partecipare allo scorrere della vita perché impareremo a nutrire questo senso di fiducia anche verso l’esterno. Entrare in contatto con la nostra vera voce profonda e autentica che ci guidi nelle nostre azioni e nei nostri pensieri, rappresenta un passo fondamentale per avviare quel processo di auto-espansione che ha come destinazione finale quella di diventare pienamente se stessi.

7) Il Lasciar andare

“A chi non la trattiene in sé, la ragione delle cose appare chiara: egli si muove come l’acqua, sta quieto come uno specchio, risponde come un eco”
Chuang Tzu

Questa attitudine si riferisce soprattutto alla tendenza dell’essere umano a provare attaccamento verso certi pensieri, emozioni o situazioni rimanendo imprigionati negli automatismi e nella sofferenza.

“Lasciar andare” riveste una funzione estesa non solo ai pensieri o alle azioni che noi produciamo, ma anche a quelle generate dall’altro: spesso nelle relazioni bisogna lasciare andare l’altro senza cedere al bisogno di dominarlo. Solo così possiamo aspettare che emerga la direzione che naturalmente egli prenderebbe e quindi apprendere le sue intenzioni. Lasciar andare implica anche avere la mente libera da pensieri o vissuti ingombranti che distolgono l’attenzione dal nostro ritmo intimo e ci disconnettono dal presente. Se noi “lasciamo andare” assumiamo una sana distanza da ciò che non tratteniamo più e quindi abbiamo la possibilità di osservare da un’altra prospettiva, rapportandoci all’esperienza con un altro punto di vista e liberando anche il nostro pensiero creativo.